Il gatto nero. Billy, si chiama così.
E' arrivato la sera di Sant'Ambrogio di tantissimi anni fa, circa 16 anni fa. Nevicava, eravamo a casa dei miei al mare, il giardino era già bianco di neve.
Nel bianco appare una macchiolina nera. Un gattino piccolissimo, nero nero. Miagolava, aveva freddo e fame. Io e mia sorella subito avremmo voluto tirarlo dentro casa, poverino, ma mio papà è stato irremovibile: basta gatti, io voglio il cane!
All'epoca avevamo in effetti già tre gatti, di cui uno, l'Arturo, particolarmente terribile, un giorno ne parlerò, e non accettava altri gatti, tanto meno cani.
La mamma ha tentato di convincere il papà, e di solito ci riusciva, ma stavolta niente da fare.
Abbiamo portato da mangiare al micino ma l'abbiamo lasciato lì fuori. Ovvio che io mamma e sorella ogni tanto controllassimo dov'era, se fosse sempre lì. E lui era sempre lì.
La casa dei miei aveva una veranda che girava intorno a mezza casa, di quelle chiuse con i vetri, c'erano i radiatori ma anche la stufa, perchè faceva così freddo che i radiatori da soli non bastavano a scaldare.
La sera siamo andati a letto, mia mamma è sempre stata l'ultima ad andare a dormire, soffrendo di insonnia, era fuori in veranda a leggere e il gattino, anche se piccolissimo, è saltato sul muretto della veranda, circa un metro, miagolando.
Lui ci ha provato a convincerla di nuovo.
La mattina io e mia sorella ci siamo alzate presto, per prime, e siamo filate giù con un identico pensiero: cosa ne sarà stato del povero gattino?
Usciamo. Io guardo davanti alla casa: “Non c'è”. Mia sorella guarda di fianco alla casa: “Non c'è”.
Poi si gira, mi dice “Vieni a vedere”. Il gattino era in casa, in un cestino imbottito, sotto una copertina di lana, il cestino sistemato tra la stufa e il radiatore. E ci guardava, facendo le fusa felice come una Pasqua, bello al caldo.
La mamma aveva colpito ancora.
Il micino felice aveva un problema però: il papà non lo voleva.
Erano anni che mio papà desiderava un cane, ma il gatto Arturo c'era da prima, e l'Arturo ha sempre comandato in casa mia.
Oltretutto all'epoca l'Arturo era vecchio, quindi ci voleva un po' di rispetto per le sue esigenze, come si fa con le persone anziane.
Il micino intanto stava nella tasca del mio pigiama, all'epoca ne avevo uno con una tasca proprio davanti, e lui guardava fuori come se fosse un cangurino nel marsupio, era proprio un bravo micetto.
Finchè mia mamma ha detto a mio marito, che all'epoca ancora non era mio marito: questo è il tuo gatto.
Lui ovviamente non lo voleva, ma alla fine l'abbiamo convinto, e credo ad oggi sia stato più che felice di questa scelta.
Siamo usciti a comprare tutta l'attrezzatura per gatto, cassettina, ciotole e pappe, e al ritorno ha fatto tutto il viaggio fino a Milano in braccio a me, facendo le fusa.
Per la verità prima di partire ha avuto un guizzo, come se volesse decidere all'ultimo secondo di fare una vita da randagio anziché da gatto da appartamento, ma poi evidentemente ha deciso che non ce l'avrebbe fatta.
Il giorno dopo abbiamo portato il gattino, che avevamo deciso di chiamare Billy, dalla veterinaria, per un ora e mezza gli ha tolto zecche, ne era pieno, poi l'ha coccolato e vaccinato, ha detto che aveva un mese, e che non sarebbe sopravvissuto senza di noi, aveva le unghiette tutte rovinate perchè le aveva usate moltissimo, chissà se per difendersi, la punta della coda rotta, e anche un dentino davanti scheggiato, povero piccolo.
Ha detto che era stato fortunato a trovare noi, ma lui già sapeva come fare a stare al mondo, anche se era grande quanto un topo.
Con il tempo è cresciuto, è diventato un bel gattone, ovviamente padrone di casa, come tutti i gatti di carattere del mondo.
Noi lo chiamiamo il Capo!
Fa il bello e il cattivo tempo, tutto ruota intorno a lui, è sopravvissuto a due interventi di cui uno in extremis, si è salvato perchè il chirurgo è stato bravissimo, ma anche lui ci ha messo del suo, voleva vivere, aveva già smesso di respirare ma è riuscito a graffiare il povero dottore massacrandogli la mano, i dottori non pensavano che ce l'avrebbe fatta.
E' stato qualche giorno in clinica, ma non si riprendeva, lui via da casa sua non ci voleva stare, l'ho portato a casa che era ancora in prognosi riservata, l'ho messo sul divano e pian piano si è ripreso e ha ricominciato a spadroneggiare su tutti.
Adesso il Capo è qui sui miei piedi a dormire...
E' stata lunga eh? Ma anche il punto 2 è a posto.
Punto 3... Lo sapete che non posso fare una scelta, io amo tutti i blog che vado a visitare, altrimenti non ci andrei, e non trovo carino premiarne qualcuno a discapito di altri, quindi per me il premio è per tutti quelli che leggono questo mio post, giusta premiazione anche solo per la pazienza di essere arrivati fino a qui in fondo, grazie!